Tuesday, May 30, 2006

AndaLucía

Sono stata dieci giorni in Andalucía, é stato bellissimo, si dovrebbero fare piú spesso viaggi di questo tipo, dove mentre giri ti cerchi anche il posto dove ti trasferirai tra meno di un mese. Questa metodologia di viaggio è assolutamente interessante, non mi era mai capitato di provarla prima, tanto meno in coppia. Si guarda come vive la gente, ci si documenta sui prezzi degli affitti e del mangiare, si contano le gru nei dintorni, si valuta la vicinanza a l mare, alla montagna e alla/e cittá, si comprano i giornali di annunci, si guarda a tutto con occhi piú lontani per immaginare se stessi vivendo in quel posto. E quando si trovano posti belli, con l'aria ammiccante, si comincia ad ammiccare all'aria. E quando si torna non c'è la depressione del 'di nuovo', ma resta il trasporto verso il 'nuovo' che hai appena visto e dove andrai tra breve. Semmai ci sará l'ansia del trasloco, ma ti salvano il desiderio di muoverti e il sapere che adesso, quando ti deprimi per l'isolotto, puoi sempre distrarti preparando uno scatolone da portar via, o vendendo vecchie cose al mercatino...Se il presente ti deprime puoi fare o un salto nel passato prossimo a ripescare i ricordi del viaggio, o nel futuro meravigliosamente ignoto che ti aspetta...
Faró una migrazione interatlantica, dalle Canarie a Cadiz, Puerto de Santa Maria, dove alba e tramonto sul mare, cittá e paese, porto e spiaggia bellissima, universitá e spiaggia non sono piú termini in contraddizione. A Cadiz la spiaggia bellissima incorniciata da castelli fenici si trova proprio sotto l'universitá, ombreggiata da un balneario geniale, antico, bianco, fatto a porticati, e molti ci vanno intorno alle cinque del pomeriggio per godersi 5 ore di sole buone, ma anche nella pausa pranzo a mangiare il panino o a fumare il sigarrillo. Non ho mai sperimentato la sensazione di finire una lezione o dare un esame e lanciarmi in spiaggia a fare una nuotata. Studiare al mare, respirarlo dalle aulee, sapere che all'uscita ti aspetta sempre il sole, è una sensazione che mi piacerebbe provare prima o poi...quasi quasi mi iscrivo ad un altro corso di laurea!
Per respirare il clima bolognese invece si puó andare tranquillamente a Granada o a Sevilla...

Sunday, May 07, 2006

Sé e altro

Nell'analizzare l'elaborazione del lutto (in violenza) degli usa post 11 settembre, Judith Butler illumina anche, come é giusto che la critica faccia, su molti altri versanti. Il lutto tiene insieme una comunitá politica, con vari altri legami che insieme creano quel 'noi' nazionale. E dice bene:

"quando diciamo 'noi' non facciamo che nominare il centro del problema. Non lo risolviamo."

Poi parla della relazione sè-altro, e del corpo nella sua dimensione collettiva, finchè dice:

Quando riflettiamo su chi siamo e cerchiamo di dare un'immagine di noi stessi, non possiamo rappresentarci semplicemente come esseri legati l'uno all'altro, perchè coloro che fanno parte del mio passato non solo continuano a vivere all'interno del confine dal quale io sono delimitata (è questo uno dei significati di "incorporazione"), ma permeano in modo impercettibile il mio modo di essere, quasi fosse continuamente destabilizzato e aperto alla possibilitá di perdere ogni demarcazione.

e piú avanti:

Credo che l'altro in me sia chiamato in causa nel processo stesso della mia costituzione, e che l'estraneitá a me stessa sia, paradossalmente, l'origine del mio legame etico con gli altri.
Non conosco completamente me stessa, perchè parte di quello che io sono è la traccia enigmatica dell'altro.

Così conclude il saggio:

Perchè se io sono confusa da te, tu sei giá parte di me, e io non sono in nessun luogo senza di te. Non posso appellarmi a un "noi" se non scoprendo il modo in cui io sono legata a "te", provando a tradurre e rendendomi peró conto che il mio stesso linguaggio deve interrompersi e cedere il passo, se voglio conoscerti. Tu sei ció che ricevo in cambio di questo disorientamento e di questa perdita.
Cosí l'umano è, ancora e sempre, ció che dobbiamo ancora conoscere.

Da Vite Precarie, Meltemi.

Saturday, May 06, 2006

Realtá e osservazione

Ho ascoltato radiotre stamattina, dalla fiera del libro di Torino: un matematico diceva che la realtá non esiste, scompare con l'osservazione, come quando si sfoglia un carciofo (Wittgenstein) o una cipolla (Pirandello). E l'ha dovuto spiegare con un sacco di parole. Vuol dire che non è scontato che quello che esiste sono i punti di vista (l'osservazione) e le rappresentazioni. Forse é un po' forte dire che la realtá non esiste, dovrebbero dire che non importa...o che ci sono rappresentazioni, piú o meno efficaci, piú o meno potenti, piú o meno seduttive, piú o meno di moda, piú o meno adattabili, piú o meno condivise, piú o meno utili...

Friday, May 05, 2006

Migrazioni e migranti

In questi giorni di assenza, e in virtú sia del pragmatismo che ho portato dall'Italia (insieme al parmigiano), sia della sindrome pre-mestruale, ho deciso di separarmi dal mio compagno per dare adito a un (eventuale) salto di qualitá nel rapporto. E' durato una settimana ma é stato intenso e ne siamo venuti fuori con qualche progetto, che non é poco. Ho anche litigato con i vicini di casa e dopo la festa di mercoledí (bella, per caritá), ho raggiunto la conclusione che la situazione é satura, c'è bisogno di aria nuova, migrazione a due. Giá deciso, Cadiz o dintorni, ossia costa atlantica della penisola. Non piú ultraperiferica, bensí periferica. Per adesso so che la cittá é bianca, grande, ha il mare su tre lati, ci sono varie manifestazioni musicali e fiere di cavalli e camomilla, ma poi c'è anche l'universitá, un centro di lingue moderne, lezioni da ascoltare, corsi vari, scuole estive, e ora come ora, dopo un anno e mezzo qui, l'idea mi entusiasma. Non credo che vivremo in una cittá, ma di certo sará piú facile arrivarci che non da qui...e mi illudo di trovare lavoro piú facilmente, ora che ho incamminato la pratica dell'omologazione della laurea qui (ma ci vorrá un anno...). E la cosa sará abbastanza prossima, a metá mese scatta una prima avanscoperta.

Nel frattempo ho esplorato un po' l'altro lato dell'isola e ho conosciuto una ragazza italiana emigrata ai 19 anni nell'82, e incurante dell'italia da quella data. Quindi l'ultimo cantante che si ricorda è pino daniele, non ha vissuto il berlusconismo, e ha l'immagine dell'italia tra 80 e 82, quando se l'é girata tutta in lungo e in largo. Stare con lei mi disloca totalmente, da una parte vorrei raccontargli 20 anni di storia per quel che ne so io, e ogni tanto lo faccio, ma in che lingua? Non riusciamo a rimanere nell'italiano per piú di 3 minuti, vorrei fargli ascoltare i subsonica e fargli vedere i documentari su berlusconi, ma poi penso, Perchè? Lei ha curiositá, ma d'altra parte sono piú gli anni che ha vissuto qui che non quelli che ha vissuto lì...potrei parlargli di olanda, sarebbe uguale. Che situazione di frontiera.
E un altro ragazzo ho conosciuto, anche lui i primi 19 anni in cran canaria e poi altri 14 tra germania e olanda, quando parla in spagnolo lo scambiano per tedesco, quando parla in tedesco lo scambiano per austriaco o turco, quando é in olanda lo scambiano per tedesco. Insomma, in qualsiasi lingua parli é straniero, e non si sa di dove. Che flash, non avere una lingua madre...
Io pure ho qualcosa di spagnolo quando parlo italiano, lo spagnolo mi ha pure cancellato il portoghese, che comunque ho frequentato un bel po'. Che lingua invadente, e ingombrante, lo spagnolo. Piú che apprenderlo ti contagia.

L'attualitá italiana non offre grandi spunti, e non mi metteró a parlare di bagni transgender, ho ascoltato l'elezione dei presidenti di camera e senato in diretta, adesso c'è il presidente della repubblica, m'intratterró. E cosí, invece della radiocronaca delle partite di calcio...