Wednesday, September 12, 2007

Donne-madri

Se non ricordo male Dio aveva detto ad Eva: "Tu, donna, partorirai con dolore", ma non "alatterai con dolore". Sará un contrattacco dopo la beffa dell'epidurale? Cercheró qualche gruppo di autocoscienza per allattanti.

Non sogno di andare a spasso con un'altra mamma e il suo passeggino, non ci avrei neanche pensato se non fosse che me l'hanno proposto. Oltretutto nei marciapiedi qui non ci sta neanche una peresona. Preferisco uscire con gente che non ha figli e vuole sperimentare lo spingere un passeggino e il sentirsi dire da tutte le passanti "Que cosita mas preciosa!", "que tiempo tiene?".
Forse dovrei provare, dubito di trovare qualcuna con cui condividere l'idea di ambivalenza dell'amore materno - rabbia e tenerezza insieme vs amore incondizionato (Adrianne Rich). Meno male che ci sono i libri. Comunque del mio pargolo non mi posso lamentare.

Monday, September 03, 2007

Questione di tempo

Se é vero che il cervello della donna é differente da quello dell'uomo per la capacitá, derivante dall'attivitá materna, di tenere a mente piú cose alla volta (il bambino, la lavatrice, i piatti, le pulizie della casa, ecc.), allora ho appena smesso di essere donna. Infatti, giusto prima di avere un figlio potevo vantare una certa capacitá di organizzazione microsoftiana, come dire: aprire tante finestre e chiuderle poco a poco, o non chiuderle affatto e non per questo farmi dei problemi. Rifuggivo da moti quali "una cosa alla volta" opure "andiamo con ordine", preferendo pensare che fosse bene fare piú cose insieme (allena il cervello alla gestione della complessitá) e che senza il mio disordine non sarei nulla (vallo a spiegare a mia madre). Ora, invece, il piccolo richiede una quantitá di attenzione che non mi permette di pensare ad altro. Ha rivoluzionato la mia percezione del tempo: tra una poppata, un cambio di pannolino, un ruttino, un bagnetto, un bacino e vari pianti inspiegabili, ho a disposizione solo intervalli di tempo cortissimi in cui mi piacerebbe mangiare, fare la cacca, ascoltare musica, dedicarmi al giardino, a tutte le piccole cose di casa lasciate in sospeso, e invece mi lascio affondare sul divano e mi fumo mezza sigaretta. Ma non sará sempre così, ne sono certa.

Friday, August 24, 2007

Gael

Il nome Gael non l'ho scelto io, se fosse stato per me gliene avrei dato uno piú comune, magari che esistesse in piú lingue, che ne so, Lucas, Daniel, David, Lorenzo, Elias, Samuel, Manuel...per rendere la vita un po' piú facile a chi presumo si troverá ad essere straniero un po' dappertutto. Ma non posso negare che mi piaccia molto il suono e poi l'ascendenza celtica e pagana esercita su di me una certa fascinazione. I celti erano un gran bel pezzo di popolo e soprattutto erano nomadi.

Insomma, alla fine si chiama Gael, devo ripeterlo qualche volta prima che lo capiscano. Non é difficile, sono solo quattro lettere (l'accento sulla e) ma é sconosciuto, e questo genera un certo sconcerto iniziale che a quanto pare allunga il processo di intendimento.

Mia nonna ha fatto subito la trasposizione biblica, trasformandolo in Gioele, chiaramente quando non si conosce qualcosa si tende ad assimilarlo a qualcosa che si conosce giá.

Ma la cosa piú assurda mi é capitata all'anagrafe, all'ora di produrre il libro di famiglia. La funzionaria, tra morticia adam e una sorellastra di cenerentola, alla verbalizzazione del nome ha preso il suo libro dei nomi e ha riscontrato che Gael non figura, così, dopo 4 ore di attesa cominciata alle sette del mattino, ha avuto il coraggio di dire: nel libro non c'è, dovete andare su internet e cercare il significato e l'origine di questo nome perchè non è chiaro se sia maschile o femminile, poi tornate. Attenzione, il ragionamento é tortuoso. Sottintende varie cose: non si puó dare a un figlio il nome che vuoi se non compare nel libro dei nomi; dal significato e dall'origine del nome si capirebbe se va bene per un maschio o per una femmina; in un tribunale fa fede un sito internet quale mondoalfemminile.com come fonte ufficiale, attendibile e autorevole per determinare come si chiamerá tuo figlio; non é ammessa nessuna forma di ambiguitá di genere nel nome che darai a tuo figlio.
Ho provato a dire che non ero pratica di internet e che c'è un attore famoso che si chiama Gael Garcia Bernard (La mala educacion di Almodovar, Amores perros, Y tu mama tambien), ma non c'è stato verso. Ho dovuto tornare con un docomento word fatto di copia-incolla (avrei potuto scriverlo io) in cui si diceva che Gael in castigliano é un nome maschile, anche in francese, ma in rari casi casi poteva essere femminile. Ha cercato di attaccarsi anche a quello, ma alla fine a desistito. Che fatica!

Tuesday, August 21, 2007

Nel nome della madre

La consapevolezza di essere madre mi é arrivata burocraticamente. Stavo compilando i moduli dell'anagrafe, dovevo scrivere i dati della madre e ci stavo mettendo quelli di mia madre, invece di metterci i miei.
Sará perché ce l'ho avuta qui per tre settimane, in un momento piuttosto particolare della mia vita, ma d'altra parte contro l'istinto alla sopravvivenza della specie e della stirpe, pare non si possa fare molto. Una nuova nascita in una famiglia rimane un evento eccezionale a cui la famiglia deve partecipare. Deve essere stato molto contraddittorio per non dire una vera e propria situazione paradossale dal punto di vista di mia madre trovarsi a riprodurre con il nipote le stesse coccole e paroline che ripeteva a me da piccola e allo stesso tempo vedersi a che fare con il risultato superscontroso, ipercritico e antipatico di tutto ció.
Continuo ad avere certe riserve verso i legami non scelti, quelli scelti dovrebbero essere parificati (non solo la coppia, ma il circolo, la comunitá), lo dico avendone appena creato uno scelto solo da una parte.

Ferragosto, o Santa Epidurale

Non sono brava a descrivere le sensazioni fisiche, ma posso dire che, intorno all'una di notte del 13 agosto, ho avvertito un dolore intenso e ascendente, ma che non durava molto, nel basso ventre, o basso pancione, che ho identificato come contrazione da parto. Ero giá fuori tempo di una settimana, i miei fabbricatori (oddio cosa mi é uscito...) in casa da due - ora stanno reimpatriando - e sinceramente avevo voglia che succedesse al piú presto (il parto e il reimpatrio). Ho guardato l'ora e aspettato le seguenti contrazioni per cronometrarne la frequenza, nel frattempo avvertivo piacere sottoforma leopardiana di cessazione del dolore, e leggevo riviste preparatorie. In una c'era scritto che il travaglio durava intorno alle sei ore, c'ho creduto ingenuamente, mi sono lavata e depilata le parti basse molto piú barbaramente di come lo avrebbero fatto le/gli infermieri, e dopo aver dormicchiato un po', verso le 7 e mezza sono andata all'ospedale. Lì, ho dovuto aspettare altre 16 ore prima di dare alla luce il pargolo, alla faccia della rivista... Non ho simpatia per gli ospedali, ma dopo tutto preferivo stare in un posto dove si partorisce che non in uno dove sono io l'unica con le doglie, sembra banale ma é così.
Le ultime ore, le contrazioni si sono fatte piú intense, piú lunghe e piú frequenti, é arrivata la epidurale ma metá del mio corpo non ha voluto saperne, cosí dopo un po' è arrivata una seconda dose di epidurale, che mi ha reso molto loquace e mi ha portato nell'aria, a radiocomandare il mio corpo da un metro di altezza. Spingi come se dovessi andare in bagno, mi diceva l'ostetrica, ed ecco intervenire la memoria a pilotare un movimento che il mio corpo non percepiva assolutamente, ma che in un paio di spinte ha espulso la bellissima creatura.
Me l'hanno consegnato subito in braccio, mentre il mio compagno tagliava il cordone, era messo in forma di uovo, gli mancava solo il guscio. Me lo aspettavo stropicciato e contratto, e invece, pelle liscia ed espressione non estraniata. Uguale al nonno gitano, come mi aspettavo, ma non si puó ancora dire, potrebbe avere la mia bocca, non che me ne freghi nulla se mi assomiglia o no.
Ho passato un altro giorno in ospedale con il bambino accanto in stanza con me e poi mi hanno mandata a casa, piú leggera. Quindi, sí alla medicalizzazzione del parto, ma, attenzione, allattamento materno, preferisco evitare troppi strumenti, oggetti, dosaggi e troppe visite mediche.
Dare il latte é una delle cose meno istintive che abbia mai sperimentato, si é fatto desiderare, ma poi é venuto, con prepotenza. Ora il seno ha preso il posto della pancia come centro dell' attenzione del mio corpo. Anche senza il bambino dentro, non posso ancora dormire a pancia in giú.

Tuesday, August 07, 2007

Porti o frontiere

Mi si pone la questione di dove far nascere il bambino. Jerez de la frontera, el puerto de santa maria, Cádiz. Cádiz sarebbe perfetto, una cittá bellissima, la piú antica d'europa, un nome corto per riempire le pratiche burocratiche, fa anche provincia, niente cittá tra parentesi...ma mi prende un po' fuori mano, a píu di mezzora da casa mia, un sacco di traffico e ingorghi per arrivare. El Puerto de santa maria, l'ospedale é vicino, ma il nome é troppo lungo e c'è una santa di mezzo. Jerez de la frontera é lungo anche quello, per ogni 'nato a...' bisogna scrivere quattro parole, a meno che in futuro Jerez diventi talmente importante che si ometterá il 'de la frontera'. O a meno che si smetta di identificare le persone per il posto in cui sono venute al mondo. Togliere la frontiera un po' mi dispiacerebbe, d'altra parte. Quindi, meglio frontiere che sante, il pargolo nascerá a Jerez de la Frontiera, ho fatto tutto lí e ho piú appoggi lí che in altri posti, deciso. Domani finisco il tempo secondo i medici, faró un controllo di routine, spero che non si mettano in testa di provocarmi un parto, mi piacerebbe che decidesse lui quando uscire.

Friday, August 03, 2007

ultimi giorni

Sta per scadere il tempo medico della gestazione, questione di giorni, mi sento come se andassi impreparata a un esame, ma va detto che ho sempre affrontato queste situazioni con una certa spavalderia. Ho concluso il corso in bellezza dando una lezione sulla costruzione sociale della realtá - ognuno doveva fare il docente di qualcosa come prova finale, ho ascoltato dalla storia, al giardinaggio, a come fare uno stipendio, alla gestione di un corso a distanza, il ritocco fotografico digitale e l'alfabetizzazione informazionale, interessante, quest'ultimo, e anche una di rilassamento, che non viene male ora come ora. La mia lezione é stata sul genere, ho proposto l'analisi di una riscrittura di cappuccetto rosso in chiave politicamente corretta...Ho anche organizzato un barbecue di fine corso in casa mia, che é durato 13 ore. Avrei potuto proporre un video di una regista basca famosa, in cui si vede partorire un uomo in ospedale, e tutti lo considerano perfettamente normale, come se fosse una donna peró uomo, partoriendo. Finisce dicendo "il parto é nostro, ridatecelo", ma si sarebbe andati sulla medicalizzazione del parto, e su certa differenza biologica che non é il mio forte. Non ho ancora deciso in che ospedale andare, vedró credo sul momento, spero di andarci il piú tardi possibile e di sbrigarmela in fretta. Non so su quali basi lo spero.
Mi danno 2.500 euro per fare un figlio, si tratta di sapere come e quando. Non so cosa pensare di questa manovra, peró non posso dire che mi venga male. Questi soldi per ogni neonato e per ogni nuovo adottato. Supermanovra elettorale, un po' di destra, ma perché no?

Monday, July 23, 2007

La famiglia...

Sarebbe un mondo ancora troppo futuribile, probabilmente non esisterebbero le istituzioni religiose-cattoliche, né lo stato nazione, né il lavoro né le ferie, né si darebbe tanta importanza alla vita, alle origini e ai legami di sangue, quello in cui per una situazione di parto si mobilizzassero quasi automaticamente persone vicine alla gravida diverse dalla famiglia. In termini di presenza.
Non sono proprio sicura che mia madre sia la persona migliore ad essere presente in questo frangente della mia vita, lei che si è passata il parto talmente male che neanche se ne vuole ricordare. Non verrá per senso del dovere? Non staremo pensando di farci dei favori scomodi a vicenda? In effetti mi ha chiesto, prima di comprare il biglietto di sola andata (..), se considerassi opportuno che venissero, io ho creduto di aver bisogno di un appoggio e ho detto sí. Ma sí, di certo sará un valido aiuto. Magari mi annaffia lei le piante...

Oggi ho visto la faccia del bambino nell'ultima ecografia che mi spetta prima del parto, ha il naso a porcellino, labbra grandi e guance enormi, ma bisogna considerare la deformazione del liquido amniotico. E' messo a testa in giú, perché, in quanto maschio, é furbo e sa da dove deve uscire, parola di ginecologo.

Wednesday, July 18, 2007

storie di vita e di gatti

Ieri mi é sfuggita tra le mani la vita del mio gattino di tre settimane, un duro colpo, l'ho seppellito e ho cominciato a dedicarmi di piú alle piante. Ho piantato sulla sua tomba un melone che fará un frutto del suo stesso colore, ammesso che sopravviva e faccia un frutto.
C'è chi dice che le madri uccidano o si mangino la nidiata perché sanno giá che i cuccioli non sopravviveranno, io credo piuttosto che esista una tendenza al rigetto dei cuccioli a cui non hanno dato un nome per tabú. Nella specie umana si chiama depressione post-partum, meno male che c'è la psichiatria a mettere etichette, ma potrebbe benissimo chiamarsi istinto all'estinzione. Con la conservazione della specie, il desiderio di procreare o l'istinto materno non si cercano tante spiegazioni. Comunque il gattino a quanto pare aveva due cisti, una nell'occhio e una nel culo, mi va bene pensare che sia stata questa la causa del decesso.
Il giorno prima ero andata in comune a dichiarare la morte del mio gatto maggiore, ma per fortuna questo non era vero, l'ho fatto solo per sfuggire al controllo del veterinario ufficiale, che si attiva ogni volta che si va al medico di urgenza per colpa di un animale. Volevano mettere il gatto sotto osservazione, ma il gatto é molto meglio che lo osservino le persone che lo conoscono da piú tempo e capiscono la sua lingua.
La posa con la pittrice ha dato vita al bozzetto di una forma interessante, rotonda, articolata, vista dall'alto, vedremo il quadro.

Saturday, July 14, 2007

gravidanza e arte

E' una pena che nessuno usufruisca del mio corpo, o meglio, della mia pancia ora come ora, per realizzare opere d'arte su visioni alternative della maternitá. Oltretutto, una delle frasi di convenienza in questo stadio é proprio "che bella pancia che hai!". Dopo ringalluzzimenti dell'autostima come questi, ho accettato di fare da modella per un quadro, ma non sono molto speranzosa sull'alternativitá del quadro. Non credo che dovró spalancare le gambe di fronte a un androide o a una distesa di libri. Spero solo che non mi metta un bambolotto in braccio, al limite un gatto. Vedró di parlare dell'idea prima di decidere quanto concedere del mio tempo. E' una pittrice francese, vive qui, dipinge quadri alla modigliani, molto statici, molto particolari, malinconici, ma molto molto classici. Si vedrá, si accettano suggerimenti. Mancano tre settimane piú... o meno.

Monday, July 02, 2007

allenamento o masochismo?

Non mi sono mai trovata a pensare che mi piacerebbe partorire come una gatta, in casa, scegliendo io il posto oscuro, tagliando io il cordone, fiduciosa nell'istinto che madre natura mi ha trasmesso e forte delle mie possibilitá nel superare questa prova di iniziazione, una sfida con me stessa. Credo che la tecnologia mi sará utile anche in questo caso. Tuttavia, per riempire il vuoto della perdita della mia gatta, ho accettato di adottare il gatto di 9 mesi di un'amica che non lo voleva piú e, terapia d'urto, ho anche accettato di prendermi cura di un gattino neonato che la madre gatta di un'altra amica stava per mangiarsi insieme agli altri due fratellini e/o sorelline subito dopo averlo partorito (chissá come si chiama questo istinto, sará l'istinto all'estinzione). Questo significa che devo condizionare orari e appuntamenti e soprattutto svegliarmi di notte per dargli il latte e scaldare l'incubatrice (una borsa dell'acqua calda e due bottiglie di plastica), così come pulirgli la cacca e placare le ire del gatto maggiore, per cui per forza di cose alla fine mi ritrovo a simulare una mamma gatta per davvero. Un'ingresso light nella puericultura, da un altro punto di vista una martellata in testa, se penso che é l'ultimo mese prima dell'inizio vero e proprio della nuova vita.
Comunque, domenica si é giá passato una giornata in spaiggia, il gattino bebé, e il prossimo fine settimana se ne passerá due in campeggio, speriamo che viva, sono proprio curiosa di sapere che cosa verrá fuori. Potró finalmente vedere cos'é istinto e che cosa si impara. Anche nei gatti. Non gli ho ancora dato un nome, aspetteró che passi un mese, ora ha giá 6 giorni.
Il gatto grande, ribattezato Lilo, ha rischiato di fare la stessa fine della gatta di prima, bonanima: si é visto assediato dai tre cani dietro al muro della mia casa, ma il mio compagno in versione sandocan, l'ha salvato saltando al di lá del muro e lanciandolo in aria verso il nostro giardino. Peccato che il gatto sia caduto proprio sopra di me e mi abbia morso e graffiato, ma non é grave. Il giorno prima mi era saltato sulla pancia dopo lo spavento per la cagna di un amica, la quale cagna mi aveva graffiato nuotando al mare, poco prima che mi pungesse una vespa. Mi sento, come dire, un bersaglio della natura. Oggi mi hanno proposto di crescere due passeri caduti da un nido e sono riuscita a dire no.

Tuesday, June 19, 2007

La vita e la morte

La mia padrona di casa é malata di cancro, mangia bastoncini di morfina come lecca lecca. Quando lei non ci sará piú pagheremo l'affitto alla madre. La casa dove mi sono appena trasferita l'aveva costruita, o meglio, probabilmente progettata, lei per viverci se la malattia e non l'avesse incontrata. Chissá se tra i motivi per avere scelto noi c'era anche la mia pancia.
Un altro pensiero ricorrente in questi giorni é stato il ricordare/rivivere un sacco di momenti passati, di vedere nuove intersezioni tra una piega e l'altra della mia vita. Le ultime settimane prima di dare una vita saranno come gli ultimi momenti prima che ne finisca una? Le cose portano sempre a spasso il loro contrario.
Vivere in campagna mi porta a un piú stretto contatto con la cittá e con la strada, la calle e la carretera. Guido e cammino, mi sposto, faccio coincidere le cose e quando mi devo riposare cerco un posto anche fuori casa, oggi per esempio, la palestra delle superiori dove lavora il mio compagno, in centro a Jerez. Prima, che vivevo in centro, stavo molto piú in casa. Va detto che la casa nuova in campagna sembra fatta apposta per le gravide, piena di poltrone a dondolo, con gli uccellini che cantano e l'aria fresca. Ah, e gli aerei della base Nato qui a fianco, che volano bassi e invadenti come avvoltoi. Ci sono studi che dimostrano una relazione tra questa base nato e il cancro nella zona. Una zona alla Van Gogh, piena di campi di grano, di girasole e di vigneti. E un carcere gigante al lato...
La mia gatta Sole (Soledad), compagna di sette traslochi, ha traspassato, vittima della campagna, so per certo che il suo corpo é dietro un muro. E' durissima accettarlo, dovrei pensare a un altro animale domestico, ma mi sembra un po' paradossale in questo momento della mia vita. Uno no, magari due.

Sunday, June 10, 2007

Il/la matrono/a

L'iter della donna incinta prevede un corso di 'educación maternal' a cui sono giá stata 3 volte, di cui due con l'ostetrica che mi segue (la 'matrona') e una con suo figlio, il 'matrono', che la sostituisce nella settimana di ferie.
Il matrono, figlio della matrona, se da una parte riflette un certo corporativismo medievale di trasmissione ereditaria del mestiere, dall'altra parte sbandiera un certo anticonformismo nei confronti della medicalizzazione del parto e, da buon figlio che si rispetti, certa ribellione verso metodi e convinzioni di ostetricia della madre. Che crogiuolo di contraddizioni...
Venerdí scorso ci ha dato una lezione di allattamento simulando le varie posizioni con un bambolotto e, devo dire, poteva risparmiarsi certe goffaggini e nervosismi da maschietto nel ruolo 'sbagliato' e far finta di allattare come se fosse una donna che ha partorito...sarebbe stato molto piú interessante, dal mio punto di vista.
In ogni caso, la lezione é stata molto interessante, alla frontalitá e magistralitá della madre ha opposto un metodo di trasmissione del sapere molto piú orizzontale e interattivo, ci ha fatte disporre in cerchio ed esporre tutti i dubbi e domande che volessimo, correndo il rischio del caos che ogni dibattito potenzialmente contiene. Meno male che eravamo solo 5, sennó ne sarei uscita con il mal di testa, come mi succede spesso quando esco dal corso di formatrice che sto facendo, soprattutto quando provo a moderare un dibattito in tema di genere.
Altra cosa che ha sottolineato, gli esercizi pre-parto non servono a niente, perché una volta che sei lì tra dolori e medici intorno, ti dimentichi di tutto e se soffri troppo ti mettono l'epidurale, per cui a poco serve la preparazione fisica. Non sono molto d'accordo, credo che il corpo abbia una memoria propria, ma sono troppo pigra per mettermi a fare prove di espulsione. Da un altro punto di vista, dice lui, il movimento e lo sforzo da fare sono gli stessi che ripetiamo ogni volta che espelliamo la nostra cacca, tant'é che spesso le incinte in sala parto, invece di fare il bebé, rilasciano un bello stronzo. La natura ci riempie la vita di metafore suggestive...
Nella precedente lezione, la matrona-madre, ci ha fatto vedere un video sul parto, con sapore ad anni '80, nel corso del quale spiccava in alto a destra, per tutta la durata del filmato, il nome di una grande multinazionale svizzera che non c'è bisogno di menzionare, e che ha fatto del parto e dell'allattamento un business a livello mondiale e soprattutto terzomondiale. Nel video si vedeva il lavoro di medici, ostetrici e infermieri intorno al corpo nudo di una donna che partoriva in 5 minuti, ma che era andata in ospedale subito, alle prime contrazioni, rimanendoci un giorno e mezzo prima di sgravare.
Non sono contraria alla medicalizzazione del parto, non mi seduce il romanticismo del parto in casa: nelle mie fantasie piú inconfessabili mi vedo seduta in una piscina rotonda con un ginecologo/a in muta da sub che mi tira fuori il bimbo e me lo manda nuotando in stile rana. Non amo i medici e gli ospedali alla follia, ma a qualcuno dovró affidarmi, come quando mi rompo una gamba, come direbbero gli psichiatri... E' probabile che partorisca con un cesareo, il mio bimbo é tranquillamente seduto nel mio ventre, chi glie lo fa fare di mettersi a testa in giú? Ma c'è ancora tempo per le sorprese...

Tuesday, May 29, 2007

el medico del embarazo

Mi prendo una pausa dal settimo trasloco in un anno, vado a vivere in campagna, proprio adesso che Jerez cominciava a sedurmi. In ogni caso, preferisco la villetta con giardino e fare da pendolare per altri due mesi ai quattro piani di scale e l'affitto salato della casa in centro.
Il caldo pre-estivo, la feria e gli alberi in fiore fanno rinascere questa cittadina di provincia, al corso di formazione di formatori a cui mi sono iscritta circola nuova informazione, prosperano nuovi stimoli e nuove idee di lavoro.

Oggi riflettevo sulla professione del medico a cui sono andata stamattina per avere i risultati delle analisi, controllare peso e pressione...insomma, la routine delle gravide. Ho un medico generico che solo si occupa di me dal punto di vista di quello che porto dentro: el medico del embarazo. Che professione geniale, oggi gliel'ho anche detto. Non ha a che fare con malati, non sente lamentele, non deve dare brutte notizie (nel caso, ci pensa il ginecologo), gli piace il suo lavoro e spera che non glielo cambino. Uno dei pochi casi in cui la medicina non ha a che fare con la malattia. Da un altro punto di vista, un'ulteriore ingerenza medico-istituzionale sulla vita delle persone, un ulteriore tappa di controllo dello stato sulle nascite dei suoi cittadini. Io lo vedo una risorsa, anche se mi piacerebbe poter vedere le analisi da sola dopo una settimana che le ho fatte, non dover aspettare un mese e che me le dia lui. Oggi gli ho chiesto se si occupasse anche di parti (plurale di parto), e mi ha detto di no, lui é un medico generico che solo ha a che fare con le donne incinte, per le analisi, per le ricette, per il ferro o l'acido folico. Che professione!

Saturday, April 28, 2007

maschi o femmine?

Diventare madre de essere abituate a mettere in discussione i ruoli di genere (e quindi un po' tutto) non è una passeggiata di salute.

Due medici mi hanno detto che é maschio, la gente mi dice che é femmina, non so a chi credere.

Sto facendo un corso di formazione per diventare formatrice, tutti i pomeriggi fino a fine luglio, mi permetto il lusso di ritornare a scuola, questa volta senza compiti a casa. Ieri, come dinamica di gruppo, abbiamo fatto un dibattito 5 contro 5, sull'opportunitá o meno delle adozioni da parte delle coppie omosessuali, ed é stato molto interessante. Fortunatamente sono capitata dalla parte di quelli a favore.
Nel mio gruppo abbiamo fatto una riunione iniziale per riunire le argomentazioni, e anche un giro di posizioni reali sulla questione: c'erano un ragazzo indeciso piú propenso per il no, una ragazza contraria perché la natura é saggia, un'altra ragazza favorevole perché molti bambini sono senza genitori e un altro ragazzo, che si é incorporato al corso da due giorni, che ha dichiarato per primo, aprendo le mani come due ventagli: Io sono totalmente a favore. Ok, dico, e comincio a verbalizzare le sue argomentazioni su foglio. Avevamo scritto anonimamente i temi del dibattito che avremmo voluto, poi si é votato e la maggioranza ha propeso per questo. Tutti credevano che fosse stato lui a proporre il tema , invece l'avevo proposto io.

Tra le argomentazioni dei contrari, la necessarietá di una presenza femminile e una maschile nell'educazione e nella conoscenza del mondo del bambino, siano esse reali o virtuali, come nei figli di vedove o ragazze madri. Il ragazzo favorevole del mio gruppo a un certo punto, con una certa flemma wildiana, ha addotto: Insomma, non bisogna mica essere uomo o donna per essere femminili o mascolini. Mi é sembrato geniale, un grande.

A questo punto potrei citare l'esempio del mio ex vicino, sull'isola, che ho visto da poco, praticamente sposato con un giovane che tratta come un re, si alza alle sei per preparargli il cestino della merenda per il lavoro, ogni giorno una cosa diversa, pulisce la casa, fa da mangiare, fa il bucato e pure lavora come aiuto-cucina in un ristorante. Sceglie per lui anche i vestiti, lo mette tutto in tiro per uscire, lo veste da donna per il carnevale e cosí via...Una mamma tradizionale, con il grembiule, te lo racconta tutto e ha la foto della Vergine con fiori nel salone, peró uomo. Sovversivo, a suo modo...


Wednesday, March 28, 2007

21 settimane

Dopo vari minuti passati a tasteggiare con la faccia affondata nello schermo, oggi l'ecografo ha voluto emozionarmi (fa parte della prassi) volgendo ad un tratto lo schermo in 3D verso di me e dandomi pugni nella pancia. E c'è riuscito. Si vedeva il bambino a colori, muovendo il braccio vicino alla testa, in un atteggiamento che ha generato due interpretazioni contraddittorie: Fa il pugno chiuso, vedrai che vita difficile di fará fare questo birbante, secondo il medico, e Che timido guarda si copre il viso, secondo l'infermiera. Mi è piaciuta questa ambiguitá, la forza e la timidezza, coprirsi dietro un pugno chiuso, poi ho concluso che volesse solo proteggersi dai puntelli del medico. Il medico ha confermato: machote, e al salutarmi quando me ne andavo mi ha detto Complimenti per il maschio (machote), ha confermato anche questo. Che, quando é femmina faranno una faccia più mesta? O si riferiva alle qualitá di questo maschio in particolare, il maschio del futuro?

Monday, March 19, 2007

Deconstructing pregnancy (I)

Sono stata in Italia 5 giorni, a fare scorta di chiacchere e punti di vista sulle questioni che mi sto ponendo in questo periodo, tipo la costruzione sociale della riproduzione e perché si desiderino figli. Sto anche leggendo libri in materia, i pochi che ho trovato utili, e se da un lato sto realizzando un sacco di cose molto interessanti, dall'altro mi sento come la prima donna incinta della terra. Non tanto per magalomania, quanto per solitudine: mi vedo sola ad affrontare qualcosa senza avere esperienze precedenti, nè nipotini, né figli di amiche strette (le mie amiche strette non fanno figli, e su questo non mi viene da indagare, mi sembra assolutamente normale – anche se magari li desiderano per un futuro remoto), né persone intorno che mettano in discussione l'esistenza di un naturale istinto materno di riproduzione e protezione per ricongiungersi al naturale movimento di autoconservazione della specie nel momento in cui naturalmente scatta l'orologio biologico...bla bla bla.

Nel poco tempo che ho passato con i miei genitori ogni discorso o riferimento era a donne incinte, donne che avevano partorito, notizie di donne ecografate male, ecc. ecc. Una sera sono stata de/portata a casa di una coppia di loro amici che aveva appena partorito una bambina, mia madre l'ha presa dalla culla mentre dormiva tranquilla, l'ha tenuta in braccio un po' e poi TOMA, ora la prendi in braccio tu. Io mi presto ma faccio l'occhiolino al gatto desiderando in realtá spupazzarmi lui piuttosto. La madre della neobimba dice il peso in kili con ben 3 cifre dopo l'unitá, ossia 'quando è nata pesava 2 kili e 362 grammi, quando l'ho allattata non ci credevo: 2 kili e 789! Che mangiona!' (ho preferito pensare che vendesse droga). Quando ha fatto le ecografie si é sempre messa a piangere dalla commozione, ma, per l'esperienza che ho io, nelle ecografie solo il dottore vede e ti indica ossa e organi, tu fai sì sì, ma potrebbe essere qualsiasi cosa, non si capisce veramente un cazzo. Forse é per quello che si é messa a piangere.

Mi sono anche fatta portare da mia madre a farne una, cosí, visto che mi ero dimenticata a jerez le foto della precedente, e appena il medico mi ha fatto vedere quelli che sarebbero i coglioncini, mia madre ha detto “meno male, cosí non dovrá partorire”. Che delicatezza! Peró dovrá fare il militare. No, il militare non é piú obbligatorio. Invece partorire sí...


Saturday, February 10, 2007

Ma che Dico Pacs...

Non posso evitare di soffermarmi sulla retorica che si è sviluppata intorno al disegno di legge sui pacs, ma che dico pacs, Dico. Pacs è una parola troppo laica, Dico sicuramente piace di piú a Mastella, per questioni di assonanze, chissá. Subito dopo l'approvazione Prodi ha detto "Ci voleva la determinazione di due donne per arrivare a questo risultato", due donne, Bindi e Pollastrini, piú un uomo, Amato, felice "tra le due levatrici che hanno contribuito alla nascita di questo bimbo" (parole sue). Sembra la fiera del paternalismo. Due donne non scrivono una legge, la partoriscono, gli danno un nome e la battezzano, (come dice, esordiendo, Pollastrini) - Prodi va a messa dopo l'approvazione e fa la comunione (si sará confessato?).
Il testo, a quanto pare, é una gincana di acrobazie linguistiche per mettere d'accordo tutti, "é stato scritto q.b., come nelle migliori ricette di cucina", dice la Pollastrini. La donna partorisce e cucina, poi? Cuce le varie anime del centro sinistra come una variopinta coperta ricamata all'uncinetto? Crea armonia tra elementi discordi come una buona padrona di casa?
Non ci siamo proprio, come direbbe Rutelli...

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Volevo creare un altro blog, ma per non turbare le liste dei preferiti degli e delle aficionad@s, resto allo stesso indirizzo e compenso con un cambio di lay out che simbolizza il "cambio d'immagine" che sto attraversando. Sono andata sull'argento pastello, un colore da baby-cyborg, vorrei essere anche piú esplicita, ma non hanno ancora inventato gli schermi con la pancia.
Sto sintetizzando un altro essere, ma non so quanto riusciró a parlarne, mi mancano le parole, le metafore, i registri, e non mi ritrovo nei toni mielosi e cucci cucci delle riviste pre-maman. In ogni caso, non smetteró di cercare, e prima o poi qualcosa verrá fuori...