Sunday, May 07, 2006

Sé e altro

Nell'analizzare l'elaborazione del lutto (in violenza) degli usa post 11 settembre, Judith Butler illumina anche, come é giusto che la critica faccia, su molti altri versanti. Il lutto tiene insieme una comunitá politica, con vari altri legami che insieme creano quel 'noi' nazionale. E dice bene:

"quando diciamo 'noi' non facciamo che nominare il centro del problema. Non lo risolviamo."

Poi parla della relazione sè-altro, e del corpo nella sua dimensione collettiva, finchè dice:

Quando riflettiamo su chi siamo e cerchiamo di dare un'immagine di noi stessi, non possiamo rappresentarci semplicemente come esseri legati l'uno all'altro, perchè coloro che fanno parte del mio passato non solo continuano a vivere all'interno del confine dal quale io sono delimitata (è questo uno dei significati di "incorporazione"), ma permeano in modo impercettibile il mio modo di essere, quasi fosse continuamente destabilizzato e aperto alla possibilitá di perdere ogni demarcazione.

e piú avanti:

Credo che l'altro in me sia chiamato in causa nel processo stesso della mia costituzione, e che l'estraneitá a me stessa sia, paradossalmente, l'origine del mio legame etico con gli altri.
Non conosco completamente me stessa, perchè parte di quello che io sono è la traccia enigmatica dell'altro.

Così conclude il saggio:

Perchè se io sono confusa da te, tu sei giá parte di me, e io non sono in nessun luogo senza di te. Non posso appellarmi a un "noi" se non scoprendo il modo in cui io sono legata a "te", provando a tradurre e rendendomi peró conto che il mio stesso linguaggio deve interrompersi e cedere il passo, se voglio conoscerti. Tu sei ció che ricevo in cambio di questo disorientamento e di questa perdita.
Cosí l'umano è, ancora e sempre, ció che dobbiamo ancora conoscere.

Da Vite Precarie, Meltemi.

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